La resilienza non è una caratterista genetica, ma un’opportunità che tutti gli esseri umani possono cogliere, lavorando su l’unica variabile che possono veramente controllare, il proprio pensiero. Il resiliente è come un pittore che riesce ad usare tutti i colori che riescono a trasmettere piacere e allegria, angoscia e paura, in base al nostro stato d’animo e al significato che gli associamo. Ecco perché il resiliente non si limita ad usare solo il grigio e il nero, ma sviluppa la capacità di utilizzarli tutti, ed è capace di colorare un arcobaleno anche in un cielo buio. Il resiliente apprende dalle difficoltà, e trova le dovute soluzioni per poter risolvere i problemi; ed è anche capace di acquisire un’elevata soglia di resistenza alle frustrazioni. Tutto ciò sembra facile, ma non l’ho è affatto, far prevalere un pensiero positivo è difficilissimo. Sforzarsi di accompagnare un pensiero positivo verso l’azione anche nelle situazioni più semplici ci fa scoprire il vero valore della nostra resilienza. Figuriamoci poi, quando dobbiamo affrontare situazioni più complicate che ci indeboliscono e ci fanno soccombere, rendendoci soggetti fragili e scarsamente resilienti. La nostra razionalità si rifiuta di cambiare lo schema della realtà, e questo impedisce la realizzazione del proprio benessere personale. Poi, se ci accorgiamo di avere una bassa resilienza, a volte, condizionata da elevati livelli di conflittualità interpersonale e sofferenza psicologica, la nostra capacità di realizzare le nostre attitudini perde ogni possibilità di riuscita. Non possiamo soccombere ci dobbiamo impegnare ad attingere alle nostre risorse interiori, per reagire in modo attivo; inventando, costruendo, adattando i molteplici significati degli eventi che affrontiamo, selezionano con lungimiranza sempre il lato positivo delle cose, anche se non si vede subito. Il concetto chiave è di sviluppare un pensiero, un atteggiamento aperto sia verso se stessi che verso gli altri. Eliminare i pregiudizi e le convinzioni che ci limitano può apparire una situazione inattuabile, ma maturare la consapevolezza ed arricchire il proprio punto di vista sulle alternative, serve a non giudicarsi sbagliati, tristi, e sfortunati. Anche pensare che un problema sia irrisolvibile serve a non piangerci addosso. Cambiare la prospettiva della realtà è certamente un segno opposto, che apre la strada alla resilienza, alle soluzioni strategiche e creative che ci consente di cavalcare i problemi e ci permettono la costruzione di un nuovo equilibrio in cui imparare a rimanere stabili.