Da sentinella a carnefice!

Se analizziamo il dolore da un punto di vista biologico, constatiamo che lo stimolo doloroso ha un’indubbia utilità: ci avverte dei pericoli e ci permette di reagire alle minacce e ai danni per difendere la nostra vita. Se non esistesse lo stimolo del dolore, saremmo esposti in misura molto maggiore alle malattia anche con esiti infausti. Se il dolore invece non si limita solo ad essere una sentinella, ma vuole inopportunamente essere un compagno assiduo, fa sì, la sua invadenza non incide solamente a livello fisico, ma anche a livello psichico, intellettivo e morale. In poche parole abbraccia la vita nella sua interezza. L’esperienza dolorosa che dura nel tempo, viene chiamata sofferenza ed ogni essere umano si accorge in un istante che tutte le convinzioni e i progetti cambiano la loro priorità e il loro valore. Un impatto devastante, a volte lento, a volte improvviso tramortisce e annienta, e costringe a ricercare nel profondo dell’essere le forze e le risorse per far fronte a tale potenza distruttiva. L’effetto del dolore che si manifesta attraverso la sofferenza fisica e psicologica, è capace di chiudere la nostra vita ad ogni stimolo, sia di spazio che di movimento, una sensazione di oppressione come una preda braccata dal suo cacciatore in balia di un destino avverso. Per continuare a sopravvivere, che non vuol dire vivere, si è costretti a ricercare l’aiuto di persone comprensive in grado di capirci che in qualche modo vivono le stesse difficoltà, sincere nella loro vicinanza e nel loro affetto. I primi a cui si fa riferimento sono i famigliari, anche se animati da tanto amore, per loro diventa sempre più difficile supportare e stare al fianco di persone care che si lamentano e soffrono. Per loro comprendere la realtà del dolore è di vitale importanza, perché se non è ben compreso, aggiunge anche la solitudine. La sofferenza provocata dal dolore è qualcosa di brutale e feroce, perché è inafferrabile, sfugge a ogni presa e a ogni lotta; vive nel tempo perché né fa parte, se si acuisce è solamente per lasciare ancora più indifeso chi ne soffre. Le persone a noi care, che sono nella sofferenza diventano ogni giorno più fragili, ma nonostante tutto, hanno la capacità di nascondere agli occhi degli altri le loro sofferenze nonostante siano fiaccate, non fanno sentire al mondo le loro urla.