La fibromialgia….”abbraccia” anche gli uomini!

La fibromialgia negli uomini non è solo una questione clinica, ma anche un nodo culturale che tocca l’identità maschile e i ruoli di genere imposti dalla società. Immaginiamo insieme la vita di un uomo di 42 anni, magari lavora come artigiano o impiegato in un ambiente esigente. Ogni mattina si alza con i muscoli rigidi, un dolore sordo nelle articolazioni, e quella nebbia mentale la fibro-fog che rende difficile perfino ricordare dove ha lasciato le chiavi. Ma ha una famiglia: due figli da accompagnare a scuola, bollette da pagare, un partner che ama e non vuole deludere. Quindi stringe i denti e va. Ma dentro, è stanco. non di stanchezza normale: è un logorio che non passa nemmeno dopo 10 ore di sonno. Spesso si sente in colpa per non essere presente, per non poter fare di più. E quella colpa si somma al senso di vergogna che la società gli impone: un uomo non si lamenta. Un uomo resiste. Nel suo ambiente di lavoro, non dice niente. Se si assenta troppo, viene visto come poco affidabile. Se parla del dolore, gli dicono vai a farti un massaggio. Nessuno sospetta che quel corpo che sembra normale sia in costante lotta. La sera, quando torna a casa, si isola. Non per egoismo, ma perché non ha le forze nemmeno per spiegare cosa sente. Eppure, vorrebbe solo essere ascoltato senza essere giudicato. Senza sentirsi meno uomo per dire: Sto soffrendo. Questo uomo potrebbe essere un vicino, un collega, un fratello. Forse non lo vediamo perché ha imparato a camuffarsi. Eppure ha bisogno come chiunque di empatia, di riconoscimento, di spazio per esistere anche nella vulnerabilità. Molti uomini crescono con l’idea che mostrare dolore sia segno di debolezza, che “essere forti” significhi sopportare in silenzio. Questo modello, radicato in secoli di stereotipi, rende difficile per un uomo ammettere di soffrire di una malattia cronica e invisibile come la fibromialgia. Soffrire mina la loro identità, come se si mettesse a rischio il posto nel mondo e il ruolo nella famiglia. E poi c’è il peso dei compiti di genere: l’uomo che lavora, sostiene, non cede. Ma cosa succede quando il corpo non collabora più? Quando il dolore ti costringe a fermarti, a chiedere aiuto? La società spesso non è pronta a vedere un uomo vulnerabile, e questo può generare vergogna, senso di colpa, frustrazione. il dolore non è neutro, e riconoscere queste differenze è fondamentale per offrire cure più giuste e umane.

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