La fibromialgia è una malattia che non si vede ed è anche poco conosciuta dagli studiosi, dai medici, dagli operatori del settore socio-sanitario, trascurata dai laboratori di ricerca e, di conseguenza, spesso difficilmente riconosciuta dalle assicurazioni sociali o private. Una malattia che tocca i malati e le loro famiglie per la difficoltà di ottenere una diagnosi precoce, di poter disporre di cure adeguate, con opzioni terapeutiche limitate, con costi di cura elevati che impattano pesantemente sulle risorse economiche famigliari ma soprattutto, con forti ripercussioni sulla qualità del vissuto. Quando la malattia irrompe nella tua vita, o vi ritorna di prepotenza, prima o poi ti assale quel dubbio dilaniante: come posso continuare ad andare al cinema, smaltarmi le unghie, uscire con un’amica, andare in pizzeria o al ristorante? Come posso continuare a ridere coi i miei figli, fare una gita fuori porta, uscire per comprarmi un vestito nuovo? Il rischio è che ogni giorno, ogni ora, ogni grammo di energia che scegli di dedicare a qualcosa che non sia la malattia è un furto che non rimarrà impunito. La malattia e tutto quello che ruota attorno a te (le terapie, le soluzioni da trovare, la burocrazia da combattere, le relazioni con i famigliari e i vicini, il controllo costante dei sintomi e delle possibili complicazioni) rischiano con il passare del tempo di diventare l’unico orizzonte di vita ammissibile, l’unica prospettiva legittima, l’unico senso che riconosci al tua quotidianità. Sembra normale provare un senso di frustrazione e di ingiustizia nei confronti “degli altri”, ovvero di chiunque in questo specifico momento ti sembra sia benedetto da una vita più semplice e lieta della tua. Anche se la verità, ovviamente, è che non hai la più pallida idea di come siano davvero le vite di queste persone, o di come siano state in passato. Senti solo la tua fatica, il tuo dolore, la tua angoscia, il tuo rimpianto. Nonostante razionalmente sai che non è giusto, una parte di te cerca costantemente di convincerti che in fondo non hai il diritto di pensare ad altro, di dedicarti ad altro, di essere, anche solo per poche ore di nuovo felice o al massimo, di concederti un momento di riposo e un po’ di distrazione. No non è possibile, la mente ti riporta con forza ad occuparti della tua malattia. Anche se per il rispetto che hai di te stessa e della tua vita, con grande sacrificio provi ad uscire per compiacere gli altri, ti ritroverai a pagare ogni volta, un prezzo altissimo che nessuno saprà mai!