Carissime/i la Sindrome fibromialgica è una malattia invisibile nota solamente a chi ne soffre, a coloro che ogni giorno devono affrontare la quotidianità con estrema fatica e sofferenza, una vera e propria battaglia per la sopravvivenza. Questo nemico invisibile che non lascia segni e non produce ferite visibili, è caratterizzato dal dolore capace di generare una condizione snervante, che molto spesso invalida una vita fatta di normalità. La strategia che adotta è subdola, perché riesce a mimetizzarsi ed impossessarsi del tuo corpo, cambiare le tue abitudini, i tuoi ritmi del sonno, le tue attività e le tue relazioni sociali. E’ anche molto abile ad intralciare i rapporti famigliari e le amicizie. Una sfida impari a cui difficilmente ci si può opporre e molto spesso si soccombe. Dirvi che bisogna tenere duro è banale, ma è una soluzione da considerare per poter continuare a sperare nei provvedimenti di equità. Noi certamente non siamo in difetto, la mancanza è di coloro che dovevano o devono dare concretezza ai provvedimenti socio-sanitari auspicati da tantissimi anni. Il mio impegno in qualità di presidente dell’Associazione fibromialgici Libellula Libera, è quello di continuare questa battaglia non solo per il riconoscimento, ma soprattutto per riempire di contenuti concreti questi provvedimenti, affinché si affermi un forte punto di vista delle persone affette da questa Sindrome, per evitare che la sua attuazione venga affidata unicamente alla discrezione di chi gestisce lo stato di bisogno ed elargisce le prestazioni. Solo chi rappresenta o vive questa Sindrome può sapere quali sono i reali bisogni, le cure e i percorsi di cui necessità. Quello che vorrei sollecitare è il sostegno dei famigliari nell’essere vicini a queste persone, aiutandole e favorendo un atteggiamento di fiducia e di speranza. Nessuno per quanto cinico sceglie la fibromialgia, arriva senza chiedere permesso, ecco perché sostenere ed aiutate questi famigliari e indispensabile. Difendere e migliorare le loro condizioni, lottare insieme a loro contro la malattia e le ingiustizie è un dovere di tutti. Anche se fare questo per anni è difficile, direi quasi impossibile, sicuramente vivere di rimpianti è meglio che vivere con i rimorsi.