……nessuno basta a sé stesso, scendere dal podio spostarsi dal centro della scena è il primo antidoto contro gli orrori della Storia. Ogni premio, ogni riconoscimento individuale, non ha senso se non è frutto di una condivisione. (Tratto dal film “Il Premio – Discorso finale” Gigi Proietti) Parto da queste parole per introdurre un tema fondamentale: LA CONDIVISIONE. Non è semplice mettere da parte i propri interessi e le proprie esigenze per raggiungere finalità che sono volte al bene comune. La condivisione è un atto scevro dagli interessi personali e dalla propria visibilità. Quello che si manifesta in una collaborazione è il raggiungimento di un obiettivo comune, la sinergia delle attività di ogni singola realtà che si adopera per le persone affette dalla Sindrome fibromialgica, fa assumere al lavoro di squadra una caratteristica importante e peculiare che rende unica ed efficace una richiesta; difatti un gruppo affiatato fornisce un’occasione unica per scambiarsi le esperienze ed incidere profondamente sulle risposte concrete indirizzate al soddisfacimento dei bisogni socio assistenziali. In controtendenza, assistiamo sempre più spesso alla necessità di porsi al centro dell’attenzione, un bisogno spasmodico un “modus operandi”, come se fosse l’unico modo di esistere per ottenere visibilità e notorietà. Un vero e proprio rituale della nostra esistenza contemporanea, che si può riassumere in una sola parola protagonismo, finalizzato ad accumulare “mi piace” sui social e perdere di vista il vero obiettivo. Tutto questo solamente per contrastare i meccanismi di anonimato e d’interscambiabilità che dominano tanti ambiti della vita sociale. Il pericolo maggiore avviene quando riduciamo il protagonismo alla notorietà effimera, che serve solamente per conquistare la scena mediatica, scena che prende in considerazione solo l’individualità e l’immagine di sé, e non il motivo per cui si fanno certe attività. Molto spesso il bisogno di gloria acceca la mente e costringe a cercare continue conferme e approvazione dagli altri, per non scomparire dalla scena. Per evitare questo bisogna sentirsi “risorse interscambiabili”, perché di fatto “l’uno vale l’altro” e nessuno deve sentirsi non riconosciuto. Non si può rivendicare il diritto ad un protagonismo reale, se si scivola nell’illusione di sentirsi importanti e dare valore solamente all’effimera apparenza. Siamo abituati a ripetere tantissime volte “io”, ma di fatto l’io si polverizza, si riduce o ad una mera immagine, ad una persona che recita una parte imparata a memoria che svilisce lo scopo e l’importanza del risultato finale!