Qualche tempo fa lessi su una rivista questa frase che mi colpì profondamente: “Sono forte perché sono stato debole, sto in guardia perché sono stato tradito, rido perché sono stato triste e vivo alla giornata perché non c’è nulla di certo nel domani”. Una frase, che è come uno scatto di una macchina fotografica, un istantanea che fissa in una posa, il vissuto e l’esperienza di anni. Oggi provo con voi ad analizzare la nostra vita, il nostro vissuto e tutto quello che è capitato in cui spesso abbiamo avuto la certezza di aver toccato il fondo, di aver subito ingiustizie e tradimenti, sopportato dolori e sofferenze, disperazione e delusioni, di aver compreso che non eravamo persone invincibili, ma vulnerabili, deboli e precari. Questa consapevolezza ci ha permesso di rialzarci e ricominciare facendo appello alle nostre risorse più profonde. Certo per noi è impossibile andare alla prima pagina del nostro racconto e reinventarlo, ma possiamo trovare un modo per rinascere e continuare a scrivere la nostra storia. Non possiamo tornare indietro e ricominciare di nuovo, ma possiamo scrivere un finale diverso. Come sapete la vita è un percorso fatto fiori e di sassi, di momenti buoni e cattivi, anche se ci sono stati momenti felici e gioiosi sono stati sopraffatti da un’ombra di oscurità che difficilmente riusciamo a focalizzare. Quando siamo colpiti da qualcosa, dentro di noi si sviluppa un processo, una reazione che ci consente di rialzarci, perché ci fa vedere in modo più nitido i nostri limiti e le nostre abilità. La vita a differenza della scuola è una maestra anomale, prima ci mette alla prova e poi impariamo la lezione. I problemi sappiamo bene che sono il nostro pane quotidiano, per questo dobbiamo essere pronti ad imparare tutte le lezioni che la vita ci dà, anché perché, è impossibile evitarle fanno parte di un programma di addestramento. Il nostro lavoro per gli anni futuri dovrà concentrarsi nel prestare attenzione agli ostacoli che incontriamo per inseguire un po’ di quella felicità che ci meritiamo. C’è una storia che mi piace molto. È la storia dell’uomo che cercava le chiavi sotto un lampione nel buio della notte. Un passante si offrì di aiutarlo e iniziarono a perlustrare insieme il cono di luce del lampione fino ai bordi dell’oscurità. Alla fine il passante chiese dove avesse perduto le chiavi esattamente e l’uomo indicò un punto nel buio piuttosto lontano dal lampione. Ma, scusi, perché allora le cerca qui? Perché qui c’è la luce! Ecco noi con la felicità rischiamo di fare la stessa cosa. La cerchiamo non dove l’abbiamo perduta ma dove ci sarebbe più facile vederla. Questo ci fa capire che anche nel buio della sofferenza, abbiamo uno spiraglio. Anche nel buio della nostra vita, se abbiamo coraggio, possiamo trovare le chiave che ci permette di assaporare attimi di felicità.